Una delle piccole consolazioni della vita è quando riesco a cogliere l’essenza degli avvenimenti. Anche di quelli brutti. Certo, è sempre più difficile, perché, nel bene e nel male, l’essenziale tende sempre più a nascondersi dietro le apparenze, la confusione, la velocità. Prendete uno dei lavori più “avanti” del mondo, il marketing. Io, da pubblicitario, ci ho a che fare da molto tempo, con gli uomini del marketing, e noto che, all’interno dei loro reparti, le figure professionali aumentano continuamente di numero, le denominazioni si fanno sempre più comiche, ma soprattutto le procedure si complicano fino all’inverosimile e oltre. Il processo è inarrestabile, il ravvedimento è fuori discussione. Esempio. Normalmente, su una campagna pubblicitaria si lavora in 2 creativi. Sopra di noi, c’è il direttore creativo. E va bene. Poi, però, c’è tutta una serie di figure: account junior, account senior, account director, direttore clienti, direttore generale. Solo dentro l’agenzia. Poi c’è il marketing vero e proprio dell’azienda: pruduct manager, vice-direttore marketing, direttore marketing, direttore commerciale, direttore generale. Spesso, per ogni ruolo intervengono più persone. Quindi, a giudicare e a “migliorare” il lavoro del gruppo creativo, composto diciamo da 3 persone, ci sono almeno 10/15 persone. Riassumendo: 3 propongono, 15 distruggono. Una lotta assolutamente impari, che genera un dispendio di energie spaventoso, e parecchia frustrazione. La mia unica consolazione è trovare l’essenza del marketing in un antico proverbio: Troppi cuochi rovinano il brodo.