Non è proprio un sonetto, il mio, piuttosto due quartine zoppicanti nello spirito dissacratorio del Belli. Le ho scritte per gioco, raccogliendo lo stimolo di Giuliano Ferrara l’altra sera, a Porta a Porta, per fare da contraltare a qualche eccesso di retorica e di seriosità.
Già l’Urbe è orba de’r piccolo gigante:
er crucco c’ha mollato, s’è dimesso!
Ma il soglio non può star così vacante:
un altro ne verrà, subito appresso.
Da quale continente, e qual sembiante?
E quando fumerà il camin di gesso,
faranno il titolone sull’istante.
E poi diventerà carta da cesso.
Bene!
Forse se riuscivi a usare degli endecasillabi invece di versi liberi era meno zoppicante.
Come diceva una vecchia trasmissione radiofonica: ti mancava solo un “metro”
peppone, “Forse se riuscivi a usare degli endecasillabi invece di versi liberi era meno zoppicante.”
Beh, tranne due o tre, gli altri sono endecasillabi.