Dimesso un Papa… si fa un sonetto

Non è proprio un sonetto, il mio, piuttosto due quartine zoppicanti nello spirito dissacratorio del Belli. Le ho scritte per gioco, raccogliendo lo stimolo di Giuliano Ferrara l’altra sera, a Porta a Porta, per fare da contraltare a qualche eccesso di retorica e di seriosità.

Già l’Urbe è orba de’r piccolo gigante:

er crucco c’ha mollato, s’è dimesso!

Ma il soglio non può star così vacante:

un altro ne verrà, subito appresso.

Da quale continente, e qual sembiante?

E quando fumerà il camin di gesso,

faranno il titolone sull’istante.

E poi diventerà carta da cesso.

3 commenti su “Dimesso un Papa… si fa un sonetto

  1. peppone ha detto:

    Forse se riuscivi a usare degli endecasillabi invece di versi liberi era meno zoppicante.
    Come diceva una vecchia trasmissione radiofonica: ti mancava solo un “metro”

  2. vincenzillo ha detto:

    peppone, “Forse se riuscivi a usare degli endecasillabi invece di versi liberi era meno zoppicante.”

    Beh, tranne due o tre, gli altri sono endecasillabi.

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